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Come funziona la leva finanziaria?

In uno scorso post abbiamo parlato dell’incredibile leva finanziaria utilizzata da alcune grandi banche per moltiplicare le possibilità di profitto, e degli enormi rischi ...

In uno scorso post abbiamo parlato dell’incredibile leva finanziaria utilizzata da alcune grandi banche per moltiplicare le possibilità di profitto, e degli enormi rischi che questo comporta. Ma come funziona la leva finanziaria, e perché è cosi pericolosa? Per spiegarlo occorre usare qualche numero, ma il piccolo sforzo di lettura permetterà di capire meglio una buona parte di quanto è avvenuto negli ultimi anni.
Ho 10 euro, che investo in un titolo che può guadagnare o perdere il 20%. Se le cose vanno come spero alla fine ho 12 euro, nel caso contrario 8. Fin qui potremmo parlare di una “normale” speculazione: mi lancio in una scommessa, se mi va bene vinco, altrimenti perdo.
Voglio però rischiare di più.
Oltre ai miei 10, prendo in prestito 90 euro per investire il totale. Sto usando una leva finanziaria di 10 a 1 (investo 100 euro avendo un capitale iniziale unicamente di 10). Se le cose vanno bene e faccio il 20% mi ritrovo con 120 euro. Restituisco i 90 che avevo preso in prestito, e mi rimangono 120 – 90 = 30 euro in mano. 30 euro su un capitale iniziale di 10 significa un profitto del 300% con un titolo che in sé dava un 20% di rendimento. In realtà sui 90 euro che prendo in prestito normalmente dovrò pagare un tasso di interesse, quindi il profitto sarà minore. Rimane valido il principio: utilizzando la leva finanziaria posso aumentare le possibilità di guadagno.
Questa non è che una delle leve finanziarie a disposizione di chi vuole speculare. I derivati sono strumenti che permettono di acquistare qualcosa in una data futura ma a un prezzo fissato già oggi. Sono nati come assicurazioni contro il rischio di oscillazione dei prezzi, ma oggi sono in massima parte usati come scommessa su un qualsiasi evento futuro. Ad esempio posso comprare un derivato che mi da il diritto, tra un mese, di comprare tot litri di petrolio a un prezzo fissato già oggi, mettiamo 5.000 euro.
Qual è il vantaggio di usare i derivati? Potrei comprare fisicamente il petrolio, tenerlo in cantina, aspettare che il prezzo salga e poi rivendermelo. Al di là della scomodità, devo materialmente avere i 5.000 euro per comprarlo. Se decido di usare i derivati, invece, non devo avere questa somma, ma unicamente il capitale necessario per comprare il derivato stesso. Mettiamo che la controparte, tipicamente una banca, mi vende per 100 euro il derivato che mi consente di comprare tra un mese gli stessi tot litri di petrolio al prezzo di 5.000 euro. Se tra un mese il petrolio vale 5.500, posso comprarlo e rivenderlo immediatamente e realizzare cosi un guadagno di 500 euro. Tolti i 100 euro che ho pagato il derivato, ho realizzato con i miei 100 euro un profitto di 400, ovvero del 400%. Senza usare i derivati e la leva finanziaria che sfruttano, gli stessi 500 euro li avrei guadagnati a fronte di un investimento di 5.000, realizzando un profitto del 10%.
La cosa più “divertente” della finanza è che le diverse leve finanziarie si possono associare, andando a speculare utilizzando una “leva finanziaria al quadrato”. Uniamo i due esempi riportati in precedenza. Ho solo 10 euro, ne prendo in prestito 90 (prima leva di 10 a 1) e uso questi 100 euro per comprare un derivato con il quale controllo petrolio per 5.000 euro (seconda leva finanziaria, di 50 a 1). Complessivamente, sto usando una leva finanziaria di 500 a 1, ovvero con 10 euro posso fare una speculazione per 5.000 euro.
Se la scommessa va come spero i profitti sono giganteschi, se però il petrolio cala anche solo di poco sono dolori. Basta un calo dell’1% (ovvero, su 5.000 euro, di 50 euro) per farmi perdere non solo tutto il mio capitale iniziale (i 10 euro) ma anche una parte di quello preso in prestito. In altre parole, utilizzando leve finanziarie elevate, il rischio non è unicamente mio, ma ricade anche su chi mi ha prestato i soldi.
Se avevo ottenuto il prestito da una banca e non posso restituirlo, questa registrerà una perdita. Il problema vero è che se anche questa seconda banca lavora con una leva finanziaria elevata, ripetendo il ragionamento ora esposto, anche per lei una perdita limitata può avere conseguenze catastrofiche. Se una banca ha una leva di 50 a 1, basta una perdita di un cinquantesimo degli attivi per portarla a rischio default.
Continuando il ragionamento, se l’insieme del mondo finanziario lavora con una leva molto elevata e prestandosi soldi a vicenda per moltiplicare investimenti e profitti, una perdita di un investitore rischia di innescare un effetto domino e di contagiare l’intera finanza mondiale.
Di fatto oggi gran parte delle grandi banche e degli investitori più aggressivi sfruttano leve finanziarie spropositate, come dire una sterminata montagna di debiti virtuali e di soldi che non esistono. E quando qualcosa va storto e il giocattolo si rompe? Semplice, a quel punto devono intervenire gli Stati con giganteschi piani di salvataggio, perché le banche sono too big to fail e non possono essere lasciate fallire. Perché sono too interconnected to fail e se ne salta una saltano tutte. Esattamente quello che è avvenuto dopo la crisi del 2007, scaricando sugli Stati e quindi su noi cittadini i debiti accumulati dal sistema finanziario.
E’ bellissimo giocare così. Chi di noi non si precipiterebbe al casinò? Potete giocare con soldi che non sono vostri, se va bene vi tenete la vincita, altrimenti qualcun altro si sobbarca le perdite. Per le banche il comportamento razionale da tenere è semplice: rischiare il più possibile. E’ quello che viene chiamato azzardo morale. Profitti privati, socializzazione delle perdite.
Le notizie di questi giorni segnalano che le grandi banche d’affari negli ultimi mesi hanno moltiplicato i loro profitti. Se continuano a vincere, significa che una finanza ipertrofica e fine a se stessa, che genera instabilità e prosciuga l’economia reale, sta diventando sempre più grande e sempre più potente. Se perdono, il rischio concreto è che nuovamente qualcuno debba intervenire per salvarle, ovvero che a tutti noi tocchi ripianare le perdite, accettando nuovi piani di austerità e stringendo la cinghia.
Non sarebbe forse ora di cambiare le regole del gioco? Come primo passo, scegliamo con cura a quale banca affidiamo i nostri risparmi, ed evitiamo che continuino ad essere utilizzati come fiches di questo vergognoso casinò.