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Tutti possono essere banchieri

Questo è il primo di una serie di traduzioni dei post di Jason Spicer e Lily Steponaitis, due ricercatori dell’MIT – Massachusetts Institute of Tecnology – che ...

Questo è il primo di una serie di traduzioni dei post di Jason Spicer e Lily Steponaitis, due ricercatori dell’MIT – Massachusetts Institute of Tecnology – che stanno conducendo una ricerca sulle banche etiche e alternative nel mondo. Il post originale è pubblicato su ColabRadio.
 
Uno slogan del Crédit Coopératif recita: “Puoi vedere l’energia positiva che ci circonda? Le persone sono in movimento. Puoi trasformare la tua visione in realtà!
Abbiamo avuto il privilegio di passare l’ultima settimana a Parigi, in Francia, ospitati negli uffici del Crédit Coopératif, che è la più grande banca cooperativa al mondo che sviluppa la propria attività a partire dai propri valori. Il patrimonio totale gestito supera i 25 miliardi di dollari e ne fa la più grande banca aderente alla Global Alliance for Banking on Values.
Fondata oltre 100 anni fa dal movimento cooperativo per finanziare le cooperative in modo cooperativo (è chiaro?!), il Crédit Coopératif è completamente posseduto dai propri soci clienti, che sono prevalentemente imprese. Molte di queste imprese sono cooperative. Infatti quasi metà del giro d’affari del Crédit Coopératif riguarda le cooperative. Crediamo che il modo di lavorare di questa banca la renda piuttosto inusuale per il mondo occidentale. Ci sono altre banche cooperative che si ispirano ai principi delal finanza etica, ma nessuna di queste dimensioni si occupa prevalentemente di offrire prodotti e servizi al settore commerciale e industriale.
Perché in Francia c’è un’istituzione simile, mentre in paesi come gli Stati Uniti, per esempio, no? In parte perché la legislazione americana è più restrittiva per quanto riguarda le banche cooperative. Ma non è solo un fatto di leggi, il modo di fare banca del Crédit Coopératif è particolarmente innovativo, diverso da quello del sistema bancario tradizionale francese.
Un esempio è negli ambiti dell’equità e dell’inclusione. In Francia, una legge del 2005 stabilisce che in tutte le imprese con 20 o più dipendenti debbano impiegare almeno il 6% di persone diversamente abili, altrimenti queste imprese vengono multate. Il sistema bancario è esentato da questo obbligo, grazie ad un accordo con le parti sociali. La ragione risiede nell’esigenza delle banche di impiegare personale altamente qualificato. Attraverso un percorso impegnativo tuttavia il lCrédit Coopératif è riuscito, negli anni, a impiegare effettivamente, anche attraverso speciali percorsi formativi, persone diversamente abili e con orgoglio sta raggiungendo l’obiettivo del 6%. Perché per il Crédit Coopératif non è solo importante “fare le cose”, ma anche il modo in cui si fanno, anche se questo richiede tempi leggermente più lunghi e costi più elevati.
Il Crédit Coopératif prova anche a trovare sempre nuove soluzioni per le imprese che si impegna a servire. Ad esempio, quando viene erogato un prestito ad una piccola o media impresa del settore industriale, il Crédit Coopératif può utilizzare uno speciale fondo di garanzia. E’ una sorta di “assicurazione sul prestito” utilizzata per rimborsare i crediti che non rientrano, con un meccanismo che non va ad intaccare i depositi dei risparmiatori. In questa direzione va anche il lavoro della banca con le organizzazioni di imprese, assieme alle quali sviluppa un fondo di garanzia mutualistico per ciascun settore. Grazie a queste garanzie il Crédit Coopératif può offrire più crediti, anche alle imprese che apparentemente sono più fragili, ma che hanno un grande potenziale. E’ questo l’impegno concreto per lo sviluppo dell’economia sociale in Francia.
Al centro delle scelte del Crédit Coopératif c’è la convinzione che i soldi non sono “solo” soldi. Il denaro può essere impiegato per lo sviluppo di un’impresa, della comunità, delle cause sociali in cui crediamo. Per questo è importante la tracciabilità del denaro che affidiamo alla nostra banca: in pratica, i soci hanno l’opportunità di decidere a quale tipologia di impresa si deve dare credito preferibilmente, che sia nel settore del commercio equo o un’organizzazione cooperativa.
Questa scelta, disponibile per risparmiatori persone fisiche e persone giuridiche va oltre quello che fanno alcune banche che ti permettono di donare una parte dell’interesse in beneficienza. Il Crédit Coopératif è differente: riflette le indicazioni dei consumatori direttamente nella propria attività creditizia, che diventa così di tipo partecipativo, un esercizio di democrazia economico.
Nella cultura del Crédit Coopératif tutti sono invitati a fare il banchiere. E voi? A quale settore dareste prioritariamente credito?