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Deutsche Bank vince Sanremo, categoria too-big-to-fail

Ieri sera stavo guardando Sanremo e, mentre aspettavo l’uscita di Laura Pausini, la redazione di Non Con i Miei Soldi al completo mi scrive ...

Ieri sera stavo guardando Sanremo e, mentre aspettavo l’uscita di Laura Pausini, la redazione di Non Con i Miei Soldi al completo mi scrive su Whatsapp che c’è un’emergenza Deutsche Bank, la croce rossa del mondo bancario internazionale su cui spariamo ogni mese. Niente, Laura la vedrò un’altra volta che poi è lì come ospite internazionale e se non può vincere cosa la guardo a fare?
Mi precipito sui giornali tedeschi online per capire meglio di cosa si tratta. Handelsblatt, il principale quotidiano economico, apre con l’incidente dei treni in Baviera, la Süddeutsche Zeitung ha messo una foto gigante di Donald Trump con un toupet che sembra una giovane marmotta e sull’autorevole Frankfurter Allgemeine c’è un video di gattini che gira in loop. Niente da fare, cari miei, non è successo niente. Ora però fatemi vedere Arisa, che ha deciso di presentarsi in vestaglia. “Viviamo tempi troppo austeri”, canta Arisa. E come darle torto? “È troppo presuntuosa la previsione di una verità”, ecco, qui già faccio fatica a seguirla. E sul “tanto a cosa serve un uomo” mi stacco definitivamente, sconfitto.
Poi, scrollando i siti di cui sopra, spunta la faccia del ministro delle finanze Wolfgang Schäuble, che rassicura tutti: “il crollo di Deutsche Bank in borsa (-40% da inizio anno) non mi preoccupa”. E se non preoccupa lui, perché dovrebbe preoccupare noi? Certo, gli azionisti hanno paura che la banca non riesca a pagare gli interessi sui CoCo bond, quelli che in caso di difficoltà si trasformano da obbligazioni in azioni (o in meloni, come suggeriva Grassilli su Bassa Finanza #2 ). Ma un altro politico della Grande Coalizione di Berlino (che non nomino per decenza) dice “non ci sono problemi di liquidità” perché “la politica espansiva della BCE impedisce che le banche si trovino in difficoltà”. E quindi non ci sarà bisogno di “alcun intervento statale”. Lo stesso politico, il 22 gennaio del 2015, aveva dichiarato che il programma di quantitative easing della BCE, che aveva iniziato a inondare di liquidità i mercati, era “contro le regole” e rappresentava chiaramente il “fallimento della banca centrale”. Ma si sa, solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione.
Benissimo, qualcuno ci spiega però cos’è successo? Ci prova il Financial Times. Negli scorsi giorni c’è stata una corsa “brutale” alla vendita dei CoCo bond di Deutsche Bank e delle sue azioni. Nel frattempo il valore dei CDS (Credit Default Swap, i derivati con i quali ci si assicura contro il fallimento di un’impresa o di uno stato) è salito alle stelle. Anche le normali obbligazioni di Deutsche Bank (quelle non convertibili) sono state vendute, il loro prezzo è sceso e ora la banca starebbe pensando di ricomprarsele a man bassa per generare un guadagno in conto capitale (capital gain): le ha emesse a 100, sul mercato valgono 80 e ricomprandole può iscrivere a bilancio un profitto di 20 (i numeri sono di fantasia). Deutsche avrebbe riserve di liquidità per 220 miliardi di euro e potrebbe ricomprarsi le sue obbligazioni dalla mattina alla sera, sostiene il quotidiano salmonato della City londinese. Le obbligazioni senior sul mercato (quelle più sicure) ammontano a circa 50 miliardi di euro, i CoCo bond sono pari a 5 miliardi e la banca ha assicurato che riuscirà a pagarne le cedole, che scadono ad aprile.
Tutto a posto allora? Handelsblatt, che intanto si è svegliato e ha smontato dalla home page il video dei criceti in calore, sostiene di no. Anche se Deutsche Bank dovesse riacquistare tutte le sue obbligazioni senior in circolazione, al massimo potrebbe iscrivere a bilancio un profitto di 1 miliardo di euro. E l’operazione costerebbe un sacco in termini di liquidità: meno liquidità significherebbe meno fiducia da parte degli investitori. In realtà, il vero motivo della crisi di fiducia nei confronti di Deutsche Bank, spiega Handelsblatt, è uno solo e si chiama “derivati”. Un elefante da 50.000 miliardi di euro, 17 volte il PIL della Germania. Basta una piccola scintilla nei mercati per far saltare in aria tutto. “Semplicemente, anche un fatto da niente”, come canta intanto Morgan sul palco dell’Ariston con i redivivi Bluvertigo. Ma Deutsche Bank non può fallire perché è troppo grande. E se non basterà la Germania a salvarla, interverrà l’Europa. Ecco, poi non dite che non vi avevamo avvisato.
Foto: By Markus BernetOwn work, CC BY-SA 2.5,