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I Governi non agiscono contro le grandi banche che evadono? Ci pensano i cittadini

Molti di coloro che passavano davanti alla filiale centrale della BNP Paribas Fortis di Bruxelles durante la pausa pranzo dello scorso 18 febbraio sono stati sorpresi ...

Molti di coloro che passavano davanti alla filiale centrale della BNP Paribas Fortis di Bruxelles durante la pausa pranzo dello scorso 18 febbraio sono stati sorpresi da ciò che hanno visto: attivisti trasformati in ufficiali giudiziari rimuovevano tavoli, sedie e altri oggetti dall’edificio, lasciandoli fuori sul marciapiede. In un momento di gravi tagli alla spesa sociale in Belgio, perché tutto il denaro è stato speso salvare le banche, i cittadini hanno confiscato mobili alla banca come primo passo per recuperare i miliardi di euro che BNP Paribas – che tra le polemiche ha acquistato la banca belga Fortis nel 2009 – ha aiutato la sua clientela a evadere attraverso le sue 214 filiali situate in paradisi fiscali.
Leggermente confuso dalla situazione, organizzata dal Collectif Qui Vole Qui? (Collettivo Chi deruba chi?), Il direttore della succursale è stato omaggiato dagli ufficiali giudiziari di alcuni illuminanti materiali di lettura che, se seguiti, potrebbero evitare pignoramenti futuri: The Banking Black Book, BankocracyBanks that Pillage, Banks that Cry. Se quelli di BNP trarrebbero sicuramente beneficio dalla lettura di come il sistema bancario ha distorto e distrutto l’economia e la società, ci sono alcuni, a Bruxelles, che potrebbero beneficiare ancora di più. Il Presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, così come il suo Commissario Pierre Moscovici, farebbero bene a prestare attenzione ai testi, facendosi un’idea di come gli interessi dei cittadini europei possono essere messi prima di quelli degli istituti bancari responsabili della crisi economica del 2008 e dell’austerità che ne è conseguita.

La Commissione mette le banche prima dei belgi

La Commissione è stata finora una parte del problema. I belgi stanno vedendo la loro spesa sociale ridotta e la sicurezza del lavoro sotto attacco, tutto in nome dell’austerità, perché stanno pagando per salvare le banche imprudenti. Secondo gli attivisti di Qui vol qui?, 35.000 persone hanno perso l’indennità di disoccupazione nel mese di gennaio per il taglio di 250 milioni di euro di bilancio, ma nello stesso periodo in Belgio le banche come BNP hanno facilitato l’evasione di almeno 10 miliardi di euro in tasse, cifra che potrebbe coprire 40 volte le indennità di disoccupazione. In più, #SwissLeaks ha rivelato che HSBC da sola ha permesso di portare sei miliardi di euro dal Belgio alla Svizzera tra il 2006 e il 2007 per evitare di pagare le tasse allo Stato. Ma piuttosto che nominare i veri colpevoli e porre fine al potere del settore finanziario, la Commissione europea ha aumentato la pressione sul Belgio minacciando centinaia di milioni di euro in multe se non avesse drasticamente tagliato le spese indebolendo le tutele del lavoro.

Le banche dettano alla Commissione la risposta alla crisi

Ma il ruolo della Commissione in questa farsa va molto oltre, dato il suo rapporto intimo con le stesse istituzioni che hanno causato la crisi – in particolare BNP – e la sua accettazione dei farmaci da loro prescritti. Quando l’economia mondiale è crollata nel 2008 a causa della leggera autoregolamentazione in materia di finanza, la Commissione ha messo insieme un gruppo di cosiddetti esperti perché raccomandassero come evitare che ciò accadesse di nuovo. Fortunatamente per BNP – e purtroppo per i cittadini – questo gruppo è stato guidato dal banchiere e lobbista finanziario Jacques de Larosière, un uomo per il quale il ‘buon senso’ è più efficace della regolamentazione e che, tra il 1998 e il 2008 (vale a dire fino alla crisi ), è stato un consigliere del Presidente di BNP Paribas. Con lui lavoravano altri istituti finanziari ugualmente colpevoli della crisi e anch’essi oppositori di ogni regolamentazione, come Lehman Brothers, Goldman Sachs, Citigroup e la Financial Services Authority del Regno Unito. Non sorprende che il gruppo non abbia sostenuto l’introduzione di una regolamentazione più severa, lasciando inalterate molte delle cause della crisi. Non hanno contestato il ruolo delle banche sistemiche nell’economia di oggi, o quale dovrebbe essere in un’Europa post crisi. Purtroppo due settimane dopo la pubblicazione dei loro risultati, la Commissione ha adottato il rapporto come base della propria risposta alla crisi. Da parte sua, Jacques de Larosière è passato dal gruppo consultivo della Commissione all’attività di lobby per conto di grandi banche che tentano di annacquare gli accordi internazionali in materia di regolamentazione bancaria.

I consigli delle grandi banche assicurano il proseguimento del business as usual

Garantire il proseguimento del business as usual per BNP è stato reso molto più facile da essere presente in numerosi altri “gruppi di esperti” della Commissione, come l’EU Clearing and Settlement: Legal Certainty Group, l’European Securities Markets Expert Group, il Clearing and Settlement Advisory and Monitoring Expert Group 2. In ciascun gruppo i propri dipendenti non hanno solo “assistito la Commissione nella preparazione della legislazione o nella definizione di politiche” su importanti questioni finanziarie che determinano quanto sicuro sia il nostro sistema bancario, ma lo fanno a “titolo personale”, non in nome di BNP. Ciò significa che i consigli che danno alla Commissione vengono considerati di pubblico interesse, così che quello che dicono non ha nulla a che fare con ciò che è buono per gli affari, ma per me e per te – per quanto improbabile questo possa sembrare. In maniera altrettanto preoccupante, essi siedono in un gruppo di esperti sui derivati, insieme ad altre banche discutibili come Barclays, Deutsche Bank, HSBC, JP Morgan e Santander. Ciò significa che le stesse banche che  hanno approfittato enormemente prima della crisi dalla creazione, l’acquisto e la vendita di strumenti derivati ​​- in gran parte responsabili del crash ed etichettati come “arma finanziaria di distruzione di massa” da Warren Buffet – stanno anche dicendo alla Commissione come regolarli.
Una ricerca di Corporate Europe Observatory mostra come, negli anni successivi alla crisi economica nel 2008, il settore finanziario ha dominato questi gruppi di cosiddetti esperti. Più del 70% dei consiglieri che si sono seduti in questi gruppi hanno legami diretti con il settore finanziario, mentre le ONG (0,8%) e i sindacati (0,5%) sono a malapena rappresentati. Questo squilibrio – che non riguarda solo il settore finanziario – ha indotto il Mediatore europeo a concludere nella sua indagine sul tema dei gruppi di esperti che è necessaria una riforma su larga scale, che i deputati europei le ONG e i sindacati non vedono l’ora che la Commissione formuli.
C’è da meravigliarsi che la Commissione lasci alle banche da sole costringendo il resto di noi a pagare per i miliardi che le banche fanno sparire in paradisi fiscali attraverso tagli alla spesa pubblica? A consigliare la Commissione sono quelle stesse istituzioni che concordano tra loro che la soluzione non sta nel regolamentare le banche, o investire in cose socialmente ed ecologicamente utili, ma nei tagli alla spesa pubblica e ai salari, lasciando le banche libere di utilizzare il loro “buonsenso”  – anche quando si scopre che BNP è stata colpita con la terza più grande multa di sempre nel periodo 2009-2014 per attività illecite (evasione fiscale off-shore, riciclaggio di denaro, prodotti finanziari fraudolenti, ecc). I lettori di The Banking Black Book saranno ben consapevoli, come ATTAC e BASTA delineano, della piena portata delle malefatte di BNP. Ovviamente questo dovrebbero squalificarli come legittimi consiglieri, impedire loro di fare parte di gruppi di esperti o dare consigli alla Commissione. Ma come a confermare il loro status privilegiato di sopra della legge, BNP ha reclutato anche l’ex-commissaria Meglena Kuneva nel proprio consiglio di amministrazione nel 2010, nel bel mezzo della crisi bancaria, una donna che, alla Commissione, aveva praticato un giro di vite contro l’opacità delle banche.

Mettere la giustizia – e le banche – in mani pubbliche


L’azione contro BNP è un piccolo esempio di persone che non hanno fiducia che le istituzioni pratichino la necessaria giustizia, e decidono invece di prendere la situazione nelle proprie mani. Il Collectif Qui Vole Qui? pensa che non solo la giustizia merita di essere nelle mani del popolo: vogliono che anche le banche siano socializzate, messe nelle mani del popolo e dei loro lavoratori in modo che possano lavorare per l’intera società, piuttosto che per l’1%. Un’azione simile si era svolta la settimana precedente a Bayonne, in Francia, con gli ufficiali giudiziari arrivati per recuperare le imposte evase da HSBC; UK Uncut da qualche tempo tiene con successo azioni dirette creative contro gli evasori fiscali; e molte altre azioni probabilmente arriveranno.
Sulla porta della sede di Bruxelles di BNP Paribas Fortis, è stato appeso un cartello che dice: «Chiuso per evasione fiscale», licenza bancaria revocata dagli ufficiali giudiziari. Le banche – e tutte le società – dipendono da una licenza sociale ad operare, e agendo le persone possono rimuovere tale licenza sociale, intossicare la loro reputazione e garantire che i funzionari eletti (così come le istituzioni non elette come la Commissione) smettano di ascoltare i loro consigli  di ingoiare la solita medicina. E’ successo con le aziende produttrici di tabacco, sta accadendo con le aziende dei combustibili fossili, e le grandi banche non sono diverse. L’ultima riga del comunicato stampa dall’azione recita:

Da Bayonne a Bruxelles, da Atene alla City di Londra, da Madrid a Berlino, le banche dovrebbero mettere in sicurezza i loro mobili.

Ma hanno molto più di qualche tavolo e di qualche sedia da perdere.
Tradotto dall’originale inglese di Corporate Europe Observatory.