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Evasione e riciclaggio facili da morire

di Andrea Baranes – Fondazione Culturale Responsabilità Etica E ‘ talmente facile creare una società nascondendone la reale proprietà in Gran Bretagna che anche un morto può ...

di Andrea Baranes – Fondazione Culturale Responsabilità Etica
E ‘ talmente facile creare una società nascondendone la reale proprietà in Gran Bretagna che anche un morto può farlo. Si apre così l’ultimo rapporto dell’ONG Global Witness, che ha analizzato i conti di una banca del Kirghizistan, la Asia Universal Bank – AUB.

Dopo il rovesciamento del regime del presidente Bakiyev nel 2010 e la nazionalizzazione della banca, una commissione di inchiesta nominata dal nuovo governo ha denunciato come la AUB fosse al centro di operazioni di riciclaggio del denaro su larga scala. Gli ex-gestori della banca ribattono che tali accuse sono unicamente funzionali all’esproprio, avvenuto illegalmente, dell’istituto.
Global Witness ha realizzato una ricerca su decine di imprese che lavoravano con la AUB, trovando “indizi significativi” di gravi irregolarità e di riciclaggio. Molte di queste imprese hanno sede in Gran Bretagna. Centinaia di milioni di dollari si muovevano sui conti della AUB in possesso di queste società, senza che ci fosse alle spalle alcuna attività reale che potesse giustificare tali operazioni finanziarie.
Nel caso più eclatante, l’azionista di una società britannica era un russo morto alcuni anni prima che la società stessa fosse registrata. La sua identità era stata utilizzata per nascondere il nome dei veri proprietari di un’impresa che apparentemente ha mosso qualcosa come 700 milioni di dollari sui conti della AUB mentre non svolgeva nessuna attività in Gran Bretagna e non presentava i propri conti finanziari al registro delle imprese inglese come previsto dalla legge.
Sono diversi altri i casi di imprese inglesi i cui amministratori risiedono però alle Isole Vergini Britanniche o alle Seychelles e che avevano dei conti aperti presso la banca del Kirghizistan.
Global Witness punta il dito in primo luogo contro il lassismo e l’assenza di controlli, e propone alcune misure per arrestare il fenomeno. Prima tra tutte l’obbligo di rendere pubblico il reale proprietario di un’impresa (beneficial ownership), poi altre misure per un migliore controllo delle attività bancarie e per la trasparenza sui mercati finanziari.
L’indagine di Global Witness riguardava una singola banca nel Kirghizistan. Quante altre banche, anche qui da noi, chiudono un occhio su simili operazioni? Quante volte, ancora peggio, le stesse banche sono pronte a fornire consulenze alla propria clientela per “ottimizzare” il carico fiscale, per nascondersi alle autorità, per eludere o evadere leggi e controlli?
Sappiamo cosa andrebbe fatto per invertire la rotta: accanto al beneficial ownership, uno scambio automatico di informazioni in materia fiscale tra i diversi Paesi, una rendicontazione Paese per Paese di tutte le attività delle multinazionali e via discorrendo. Come in diversi altri ambiti finanziari, delle riforme efficaci non sono bloccate da difficoltà tecniche, ma da una mancanza di volontà politica. Da un lato dobbiamo fare sentire la nostra voce per una maggiore trasparenza sui mercati finanziari.
Dall’altra, come clienti e risparmiatori delle banche dobbiamo iniziare a esigere questa piena trasparenza per ogni attività della nostra banca, a partire dall’uso che viene fatto dei nostri risparmi una volta depositati sul conto corrente o affidati a un gestore finanziario. C’è chi garantisce tale trasparenza in ogni sua attività. E chi si da una pitturata di verde e continua con il business as usual. Possiamo scegliere se arrabiarci per la crisi e la recessione e aspettare in silenzio il prossimo scandalo o agire. Da subito.
Il rapporto completo di Global Witness “Grave Secrecy” è disponibile qui: http://www.globalwitness.org/library/grave-secrecy/