Questo articolo è stato pubblicato oltre 9 anni fa e potrebbe contenere dati o informazioni relative a fonti/reference dell'epoca, che nel corso degli anni potrebbero essere state riviste/corrette/aggiornate.

Caro Natale… Non con i miei soldi ti scrive

di Ugo Biggeri Caro Natale, quest’anno ho da chiederti due cose che costano poco. E, visto il periodo, questo ti dovrebbe facilitare il lavoro. ...

di Ugo Biggeri
Caro Natale, quest’anno ho da chiederti due cose che costano poco. E, visto il periodo, questo ti dovrebbe facilitare il lavoro.
Nella competizione del libero mercato natalizio il player indiscusso è decisamente Babbo Natale che ha la quota di mercato maggiore e ha messo in secondo piano Nicolaus (San Nicola), Santa Lucia, la Befana, i re Magi e addirittura Gesù Bambino. Tale posizione dominante viola le regole del libero mercato (di cui sentiamo parlare ogni giorno) creando una forza distorsiva nel mercato dei desideri e nelle performance di bontà e giustizia sul medio lungo periodo.
La prima richiesta è, quindi, quella di regolamentare il mercato e ridurre lo strapotere di Babbo Natale stimolando un’offerta più libera e quindi una possibilità di scelta che possa contemplare anche gli aspetti valoriali, spirituali e culturali delle persone: altrimenti conterebbero solo i soldi, e questo sarebbe ovviamente in contrasto con il concetto di libertà.
La seconda cosa è più semplice e riguarda un’inversione dello slogan con cui Babbo Natale è divenuto oligopolista nell’immaginario della felicità. L’idea forte del marketing Babbonatalizio è: «Consuma! Di più è meglio per te e per tutti!». Questo slogan funziona, ma ignora come nella felicità conti soprattutto come stiamo in relazione con gli altri. Questi anni ci dimostrano che lo slogan oggi sta producendo più disastri che benefici e soprattutto poca felicità. Per la felicità (e per l’economia) vale che è #meglioinsieme tra le persone e con la natura. Ecco basterebbe toglier un “di più” e cambiare la punteggiatura: «Consuma meglio! Per te e per tutti!».