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Addio alla speculazione sulle materie prime alimentari?

Una campagna di pressione da parte di diverse Ong ha spinto alcune banche europee a rinunciare a investire nei fondi agricoli, speculando sulle materie prime ...

Rocco Rorandelli per Banca Etica

Una campagna di pressione da parte di diverse Ong ha spinto alcune banche europee a rinunciare a investire nei fondi agricoli, speculando sulle materie prime alimentari. Ultima in ordine di tempo la banca austriaca Volksbanken ha annunciato recentemente la decisione di smettere di investire in fondi agricoli e di proporne ai propri clienti. Nei mesi scorsi la stessa decisione era stata presa dalla seconda banca tedesca, Commerzbank, dalle banche regionali Landesbank Baden-Württemberg et Landesbank Berlin, o da Dekabank. Deutsche Bank, nel frattempo, ha detto a marzo che non avrebbe più lanciato nuovi prodotti indicizzati al prezzo delle materie prime, ma che manterrà la sua attuale offerta.
Secondo Thilo Bode, presidente di Foodwatch, l’aumento generalizzato del prezzo delle materie prime è dovuto in primo luogo alla siccità che ha colpito Stati Uniti e Russia durante questa estate, ma la speculazione finanziaria ha amplificato notevolmente l’impennata dei prezzi.

Oxfam segnala anche il pericolo della finanziarizzazione sempre più importante delle materie prime da alcuni anni e del rischio di creare serie distorsioni. Le organizzazioni umanitarie temono che questo aumento dei prezzi possa generare una crisi alimentare.
Secondo uno studio condotto da Oxfam, le istituzioni finanziarie tedesche si sono impegnate per un investimento complessivo di 11,4 miliardi di euro nel mercato delle materie prime nel 2011. Un importo moltiplicato per quattro dal 2008. L’assicuratore Allianz e Deutsche Bank sono di gran lunga i più coinvolti in questo mercato in Germania, rispettivamente, nel 2011, 6,2 e 4,6 miliardi di euro investiti.
Spesso le banche hanno adottato questa decisione per ragioni di reputazione. Ciononostante, per Marc Olivier Herman di Oxfam Belgio queste iniziative sono una buona notizia, la prova che alcune banche si assumono le proprie responsabilità e riconoscono pubblicamente che la finanziarizzazione dei mercati agricoli potrebbe avere effetti indesiderati.
Questa iniziativa, inoltre, potrebbe aver anticipato la revisione della direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFID), programmata dalla Commissione europea. Il nuovo testo si propone di stabilire prese di posizione da parte dell’operatore sui mercati dei derivati delle materie prime e a imporre limiti in caso di perturbazioni in questi mercati. Le Ong sperano che questa direttiva venga adottata entro la fine dell’anno.
Numerose grandi banche sono molto attive sul mercato dei contratti agricoli a termine. nonostante le pressioni delle organizzazioni, però, non hanno intenzione di seguire l’esempio degli istituti tedeschi e austriaci. Robert Nash, consulente di Oxfam nel Regno Unito ammette che i grandi attori britannici sui mercati delle materie prime non hanno mostrato alcun segno di apertura. Secondo Nash le banche britanniche beneficiano di più copertura da parte della politica e la speculazione sui mercati agricoli è più profondamente ancorata nella cultura bancaria anglosassone.
Nonostante si tratti indubbiamente di una buona notizia, i banchieri hanno detto che la decisione non è un’ammissione del fatto che la speculazione fa aumentare i prezzi delle materie prime alimentari, ma un tentativo di proteggere la propria reputazione dalle critiche.
Martin Fuchsbauer, membro del consiglio esecutivo di Volksbanken ha dichiarato che, mentre la banca ritiene che commerciare prodotti alimentari era “necessario per mantenere il mercato e quindi l’economia stabile”, ha anche capito “le argomentazioni dei critici e sarà quindi molto più sensibile, in futuro, sulla nostra gamma di prodotti”.