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Un milione di Robin Hood per la Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie! Li sentirà Matteo Renzi?

a cura di ZeroZeroCinque Obiettivo raggiunto! Sono più di un milione le firme raccolte dalla petizione internazionale a sostegno della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (...

a cura di ZeroZeroCinque
Obiettivo raggiunto! Sono più di un milione le firme raccolte dalla petizione internazionale a sostegno della Tassa europea sulle Transazioni Finanziarie (TTF). Lanciata nel febbraio del 2014 dalla Campagna ZeroZeroCinque e dalle Robin Hood Tax Campaigns europee, la petizione è rivolta ai capi di Stato e di Governo degli 11 Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, coinvolti da più di due anni nel negoziato sulla TTF continentale.
Una piccola tassa dall’aliquota tra lo 0.01% e lo 0.1% da applicarsi ad ogni compravendita di un titolo o strumento finanziario sui mercati regolamentati e over the counter, la TTF rappresenta un’efficace misura di regolamentazione finanziaria. L’imposta, impercettibile per la sua bassa aliquota per un investitore di medio-lungo periodo, penalizza drasticamente lo short-termismo sui mercati, disincentivando le operazioni a brevissimo termine e ad alta frequenza – migliaia di transazioni al secondo, un regime dai connotati altamente speculativi che contraddistingue oggi oltre il 60% delle negoziazioni sui mercati finanziari planetari. Ridurre lo spazio di manovra e i margini di profitto degli high-frequency trader istituzionali ha  l’indubbio vantaggio di riportare la finanza al suo compito originario, di intermediazione fra l’offerta di denaro e la domanda di credito da parte delle famiglie e dei settori produttivi dell’economia. Un compito che oggi la finanza stenta ad assolvere, abbagliata dalle scintillanti slot machine, in costante azione, di un casinò finanziario in espansione. La TTF europea ha inoltre un ampio potenziale fiscale. Il recente studio dell’autorevole istituto DIW di Berlino stima per l’Italia un gettito fino a 6 miliardi di euro all’anno da una TTF congetturata in maniera efficace. Risorse che la Campagna ZeroZeroCinque e il suo milione di sostenitori chiedono di destinare alla riduzione delle disuguaglianze sociali e al sostegno dei ceti più deboli in Italia e, su scala internazionale, ai programmi di lotta alla povertà e di contrasto ai cambiamenti climatici.

Il raggiungimento del milione di firme capita in un momento cruciale del travagliato percorso negoziale. Un negoziato che ha conosciuto negli ultimi due anni tanti alti e bassi, tanti stalli e altrettante ripartenze.
Se l’intenzione di implementare una TTF comune è fuori discussione, l’efficacia dell’imposta – legata alla sua portata anti-speculativa e all’alto profilo di introiti fiscali – dipende in toto dalla solidità della sua architettura.
Per la Campagna ZeroZeroCinque la TTF europea sarà ambiziosa e di difficile elusione se i) verrà applicata alla più ampia gamma di asset finanziari – azioni, obbligazioni e tutte le classi di strumenti derivati, con un’aliquota azionaria/obbligazionaria dello 0.1% del valore della singola transazione e un aliquota dello 0.01% per le transazioni in derivati ii) prevedrà il ricorso al principio di residenza dell’effettivo beneficiario della transazione e della nazionalità dell’asset per definire le negoziazioni passibili di imposta, iii) verrà applicata alla singola transazione e non ai saldi netti giornalieri, intercettando in particolare il regime intraday e le transazioni ad alta frequenza, iv) incorporerà una definizione stringente per i market-makers e v) minimizzerà i casi di esenzione.
Ma quel che la società civile italiana ed europea chiedono pubblicamente da mesi alle autorità nazionali e alle delegazioni negoziali, sostenendo l’ambiziosa proposta di direttiva – testo base dei lavori negoziali – elaborata dall’ex Commissario alla Fiscalità A. Semeta, si scontra spesso con arroccamenti nazionali (in difesa di segmenti di mercato in cui alcuni Stati hanno una posizione dominante e che non vorrebbero veder penalizzati), con paure, mai troppo motivate, di rilocazione finanziaria degli operatori nazionali e non da ultimo con indebite pressioni – spesso intercettate dalle Campagne – delle lobby bancarie e finanziarie continentali.
Il coro di un milione di Robin arriva però a farsi sentire in un momento in cui il negoziato sembra aver riguadagnato ritmo. Dopo la paralisi dello scorso autunno, in pieno semestre di Presidenza italiana dell’UE, i lavori sono ripresi con maggior vigore a inizio 2015 dopo che le resistenze transalpine – con il MEF francese ad aver a lungo provato senza successo ad annacquare il progetto  – sono rientrate . L’11.05, alla vigilia dell’ECOFIN di maggio, le delegazioni tecniche hanno presentato ai Ministri delle Finanze della cooperazione rafforzata due opzioni di modello della TTF, non lontane dall’impianto della Commissione, su cui trovare un accordo politico.
Se da un lato sembra essere stato raggiunto un accordo di massima sulla base della TTF su azioni, restano ancora delle incertezze sull’inclusione o meno delle sottocapitalizzate e delle azioni di società non-quotate nella base imponibile azionaria. Preoccupa inoltre il prolungato braccio di ferro fra diversi paesi sul ricorso al principio di residenza dell’operatore/intermediario per la TTF azionaria, mentre per i derivati lo stesso principio sembra invece essere accettato da tutti i paesi partecipanti. Sui derivati la partita resta però apertissima. La tassazione dei derivati azionari sembra ora trovare un’ampia convergenza, ma sulle altre classi di derivati (gli interest rate derivatives su tutti) la discussione prosegue. Per i contratti derivati si sta poi convergendo su un’aliquota dello 0,005% invece che dello 0.01% proposto dalla Commissione, un tax rate più basso ma ancora in grado di rendere poco profittevoli le operazioni ad alta frequenza.  Niente da fare per i titoli di Stato: sembra esserci un accordo consolidato per esentarli con la stessa sorte probabilmente riservata anche alle obbligazioni corporate. Una definizione stringente per i market-makers sembra invece essere positivamente diventata oggetto di discussione al tavolo negoziale. Si sta infatti dedicando maggiore attenzione al pericolo che gli intraday trader e i high-frequency trader possano camuffarsi da market-makers per eludere il pagamento della TTF. Maggiore attenzione viene inoltre rivolta alla tassazione delle operazioni infra-gruppo. Ancora del tutto assente purtroppo un orientamento delle delegazioni verso un impegno comune di destinazione dei proventi alle cause perorate dalle Campagne.
Prossima tappa: l’ECOFIN del 19 giugno. Nuove convergenze in arrivo? Saranno nella giusta direzione di una TTF efficace e solidale? Con il sostegno di un milione di Robin Hood la Campagna ZeroZeroCinque si rivolge al Premier Renzi. Sulla TTF il Presidente del Consiglio non si pronuncia dai tempi della Leopolda del WIKI-PD, quando, da sindaco di Firenze, mostrò interesse e sostegno implicito alla misura fiscale. Ed ora?

Chiediamo al Premier di non lasciare deserta la sedia istituzionale che lo ha simbolicamente atteso l’8 maggio scorso a Piazza Montecitorio e di riceverci nei prossimi giorni per la consegna delle firme. Un milione di cittadini si è mobilitato per una TTF ambiziosa e solidale. Una piccola tassa sulla finanza, ma una grande risorsa per i cittadini e il pianeta. La scelta spetta ora al Premier e alla politica. Una scelta che determinerà da che parte stare: dalla parte della speculazione o dell’equità?